Il Porn Revenge

Uno dei fenomeni più controversi che sta interessando il mondo dei social network è quello della Porn Revenge, letteralmente “vendetta pornografica”, vale a dire ciò che riguarda la cosiddetta pornografia non consensuale. Si tratta di un reato relativo alla pubblicazione, o minaccia di pubblicazione (di solito con scopi di estorsione), di materiale video o fotografico che ritraggono individui durante attività sessuali o immortalati in pose sessualmente esplicite, senza il consenso del/della “protagonista” interessato/a. Solitamente a pubblicare è l’ex partner che intende, così, vendicarsi di un torto subito o della chiusura della relazione. Il suddetto materiale viene diffuso in rete tramite social network e siti web pornografici, ma anche attraverso e-mail e cellulari, con il risultato di farne proliferare la condivisione. Queste azioni comportano, per le vittime, umiliazione, lesione della propria immagine e della propria dignità, condizionamenti nei rapporti sociali e nella ricerca di un impiego oltre che forti disagi all’integrità psichica. La vittima, infatti, subisce un distress continuo che può indurre condotte evitanti, ansia, attacchi di panico e depressione che, in casi estremi, può condurre al suicidio.

Come in ogni reato di matrice sessuale, anche per quanto la porn revenge la quasi totalità degli autori è di sesso maschile e le vittime risultano essere quasi sempre donne, ex-partner.

Sebbene, oggi, vi sia una maggiore diffusione informativa mediatica e una legge ad hoc per punire gli autori di tale reato, la porn revenge continua a rappresentare un problema rilevante e persistente. Nonostante esista una maggiore consapevolezza della vittimizzazione associata al fenomeno, le immagini e i video continuano ad essere diffusi, anzi, in alcuni casi, la vittima è del tutto ignara di essere ripresa.

Come in ogni reato di matrice sessuale, anche per quanto la porn revenge la quasi totalità degli autori è di sesso maschile e le vittime risultano essere quasi sempre donne, ex-partner.

La legislazione vigente

Il 2 aprile 2019, la Camera dei Deputati ha approvato, all’interno del più ampio d.d.l. circa le “Modifiche al codice penale, al codice di procedura penale e altre disposizioni in materia di tutela delle vittime di violenza domestica e di genere”, un emendamento che inserisce nel corpo del codice penale l’art. 612-ter sul c.d. revenge porn. Tale norma ha l’esplicito fine di contrastare in maniera più dura la violenza di genere, Perché il reato si configuri come tale, è necessario che il fatto avvenga “senza il consenso delle persone rappresentate”. Come già spiegato, l’oggetto del reato risulta essere materiale video e fotografico sessualmente esplicito, anche se resta aperto il dibattito sul concetto semantico di “sessualmente esplicito”. Tale scelta terminologica, infatti, risulta essere interpretabile in maniera più o meno flessibile, pertanto potrebbero, o meno, non considerarsi esplicito materiale raffigurante individui in costume da bagno, abiti particolarmente provocanti, o addirittura pose ammiccanti ed ambigue.

Dati alla mano, si stima che il 70% delle vittime sia di sesso femminile; secondo altre stime la percentuale sarebbe addirittura del 93%. Secondo la Polizia delle Comunicazioni del nostro Paese, in Italia il fenomeno della porn revenge sta toccando picchi allarmanti, inoltre uno studio condotto nel 2018 dall’Osservatorio Nazionale Adolescenza ha evidenziato come il 6% dei giovani compresi tra gli 11 e i 13 anni spedisce abitualmente le proprie immagini a sfondo sessuale via internet, con un’incidenza femminile di 2 su 3. Per quanti riguarda la fascia adolescenziale tra i 14 e i 19 anni, invece, è emerso come  la percentuale di chi invia tende ad aumentare raggiungendo il 19%

Un altro sondaggio del 2017 riporta come, per molti adolescenti (in particolare maschi) sia del tutto normale riprendersi durante un’attività sessuale e condivider il tutto con i propri amici.

Tutto il materiale pubblicato, restando online, potrà essere ulteriormente divulgato fino ad espandersi a macchia d’olio.

L’aspetto culturale

Appare evidente come il problema sia anche culturale poiché viene a mancare, da parte dei ragazzi, la percezione della gravità di tali comportamenti e la consapevolezza che tutto il materiale pubblicato, restando online, potrà essere ulteriormente divulgato fino ad espandersi a macchia d’olio. Inoltre, viene a mancare, anche a livello empatico, la capacità di consapevolezza sulle conseguenze di tali azioni che andranno, progressivamente, a ripercuotersi in maniera negativa sulla sfera affettiva e psicologica della vittima.

Ed è qui che entra in gioco la possibilità di agire in maniera preventiva grazie ai diversi progetti di intervento relativi al cyberbulling e all’educazione sessuo-affettiva, con lo scopo di sensibilizzare i ragazzi non solo sul fenomeno in questione ma su tutti i rischi e conseguenze che questo tipo di reati comportano.

Dr. Daniele M. Vitale

 

BIBLIOGRAFIA

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