Sisma Amatrice 2016

La Dott.ssa Myriam Santilli​, dell’Accademia di Psicologia Sociale e Giuridica​, impegnata in Italia Centrale a seguito del recente sisma, prestando aiuto nel team degli Psicologi dell’Emergenza alle popolazioni dei territori colpiti.


Sisma L’Aquila 2013

“BABY PROSTITUZIONE: ‘L’AQUILA A RISCHIO’ L’ESPERTA, ”CITTA’ COMPLICATA, SVEGLIA!”

di Roberto Santilli

L’AQUILA – “Il fenomeno della prostituzione minorile non è più una novità, si ‘respira’ da tempo specie su internet, che ha delle responsabilità. All’Aquila, come in altre realtà complicate, è bene che si faccia attenzione a 360 gradi. I genitori, non soltanto in una città terremotata, devono seguire i figli perché il primo campanello d’allarme suona in casa”. La dottoressa Myriam Santilli dell’Università di Roma – Tor Vergata conosce la realtà del capoluogo. Il post-sisma lo ha vissuto e lo vive ancora, mettendo a disposizione di una popolazione “completamente annientata dalla perdita di identità” le proprie capacità di psicologa e psicoterapeuta. All’Aquila la Santilli continuerà a lavorare con l’Azienda sanitaria locale due volte a settimana fino all’inizio del 2014, per un progetto di supporto ai terremotati in collaborazione con la Croce rossa italiana. In una città che negli ultimi giorni fa i conti con le dichiarazioni del vescovo ausiliare dell’Arcidiocesi dell’Aquila, monsignor Giovanni D’Ercole, il quale ha dichiarato di essere venuto a conoscenza di un caso di prostituzione minorile da un medico, dichiarazioni che hanno fatto rapidamente i giro dei media nazionali, anche se poi c’è stato un mezzo dietrofront. “Quel che conta è l’attenzione dei genitori verso i figli – spiega la Santilli ad AbruzzoWeb – che in generale è deficitaria. Nell’epoca della velocità, delle mode sfrenate, della perdita di certi valori e del facile accesso alla rete da parte di tutti, minori compresi, i controlli devono esserci, sempre e comunque. All’Aquila, città che ha sofferto moltissimo a causa del sisma del 6 aprile 2009, certi fenomeni possono sfuggire ancora di più dal controllo di genitori e anche delle istituzioni. Ma questo discorso vale per l’Italia intera e non solo. Ripeto, il messaggio è fare attenzione, seguire al meglio i figli e cercare di capire i segnali che, come dire, ‘non tornano’. E poi rivolgersi ai centri specializzati che devono agire su input della famiglia. Senza indugiare”. Già. Ma la famiglia è sempre più latitante, motivazioni diverse ma che vanno tutte in una certa direzione, quella dello schianto della società. “Vero, ma non è l’unico guaio”, ammette la Santilli. “La prostituzione minorile non riguarda più soltanto le realtà a forte disagio sociale ed economico, perché esiste anche nei quartieri in cui il problema dei soldi non c’è, come ai Parioli di Roma, si è visto di recente. Molte minorenni si prostituiscono per motivi che vanno al di là dell’esigenza di soldi, cioè non lo fanno quasi mai per fame. C’è molto di più, c’è la mancanza di modelli validi cui ispirarsi, per cui ci si rifa a quelli sbagliati, c’è la necessità di sentirsi parte di un ‘gruppo’, in certi casi un ‘branco’, quindi l’aspetto identitario che all’Aquila si sente parecchio, c’è l’affidarsi a una ‘moda’, c’è la scarsissima comprensione della sessualità che, pure se siamo nel 2013, non viene quasi mai considerata in famiglia”. Perdita di identità, realtà che si sgretola sotto gli occhi di chi spesso non può nulla. L’Aquila, causa terremoto, ma anche Napoli, Milano, Roma. Diversi gradi di dolore, ma alla fine la gioventù va a farsi friggere. “Il post-sisma aquilano è complesso – precisa la psicologa e psicoterapeuta – ho vissuto nelle tendopoli per mesi, ho visto uscire istinti ‘primordiali’ in persone che non hanno resistito all’urto del terremoto, ci sono stati casi di pedofilia. La realtà difficile non aiuta e può spingere gli adolescenti e i più giovani a perdere il sentiero, quindi L’Aquila, che vive il disagio di chi vuole andare via e chi vuole restare, c’è dentro con tutte le scarpe”. “La prostituzione minorile in Italia esiste, è bene che i genitori e le istituzioni si organizzino con gli specialisti. Ed è bene che vengano strutturati dei centri di assistenza che aiutino anche i genitori, non soltanto i figli”, conclude la Santilli.