Stalking: un’analisi sull’aspetto psicologico-sociale e giuridico del fenomeno

Negli ultimi anni si è posta sempre maggiore attenzione al fenomeno dello stalking: un fenomeno complesso sempre più in crescita.

Per tale motivo, è necessario cercare di inquadrare lo stalking nella vita quotidiana facendo un’analisi non solo sotto l’aspetto psicologico-sociale, ma è fondamentale anche vedere come questo reato viene affrontato in ambito giuridico.

Il termine stalking è un termine inglese utilizzato in italiano per indicare un susseguirsi di comportamenti o atteggiamenti attuati da un individuo (chiamato stalker) che tormenta un’altra persona, perseguitandola, provocandogli stati di paura e ansia, fino a compromettere il normale funzionamento della vita quotidiana del soggetto e di chi gli sta intorno.

È un fenomeno di varia entità che può nascere dalle dinamiche di una relazione di coppia, altre volte può essere scaturito tra due semplici conoscenti o magari tra persone che non si conoscono affatto.

Lo stalking è entrato a far parte dell’ordinamento penale italiano con il D.L. n. 11/2009 (convertito dalla L. n. 38/2009) che ha introdotto all’art. 612-bis c.p., il reato di “atti persecutori con condotte reiterate, minaccia o molesta taluno in modo da scaturire un perdurante e grave stato di ansia o di paura ovvero da ingenerare un fondato timore per l’incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona al medesimo legata da relazione affettiva ovvero da costringere lo stesso ad alterare le proprie abitudini di vita” e viene punito con la reclusione da 6 mesi a 5 anni, salvo che il fatto non costituisca reato più grave.

Nel corso degli anni si è cercato di comprendere le motivazioni e aiutare le vittime, infatti criminologi e psicologi per fare ciò hanno posto maggiore attenzione sui tratti tipici dello stalker.

Tipi di profili dello Stalker 

Nel 1995, Harmon, Rosner e Owens suddivisero in categorie gli stalker in base alla natura del legame di attaccamento con le loro vittime o alla tipologia di relazione con essa instaurata. Gli autori descrissero due stili di attaccamento degli stalker nei confronti delle vittime:

  • Attaccamento affettivo-amoroso
  • Attaccamento persecutorio-irato

Successivamente si è giunto ad individuare cinque tipi di profili (Mullen et al.,1999):

  • Nel primo profilo rientra lo stalker risentito che agisce per vendetta e per tale motivo ritengono giustificabile il loro comportamento;
  • Nella seconda tipologia rientra lo stalker bisognoso d’affetto, una tipologia che è motivata dalla ricerca di una relazione amorosa o amichevole e che solitamente tendono a vedere nei semplici gesti altrui un sentimento o un’attrazione verso di lui, ma che in realtà è inesistente, e per tale motivo, inizia ad avere comportamenti persecutori;
  • Una terza tipologia di persecutore è lo stalker corteggiatore che assume comportamenti di corteggiamento in modo inopportuno e insistente, senza rendersene conto, a causa della sua scarsa incapacità ad avere relazioni interpersonali e sociali;
  • Esiste poi lo stalker respinto, un persecutore che diventa tale in reazione ad un rifiuto, infatti in genere sono gli ex che mirano a ristabilire la relazione oppure a vendicarsi per l’abbandono. Si differenziano da quello risentito perché qui c’è un marcato desiderio di recuperare la relazione oltre che generare disagio;
  • Infine, troviamo lo stalker predatore, che ambisce ad avere rapporti sessuali con una vittima che può essere pedinata, inseguita e spaventata e ciò eccita lo stalker in questione che prova un senso di potere nell’organizzare l’assalto.

Lo stalking può colpire anche bambini e può essere svolto anche da persone con disturbi nella sfera sessuale, quali pedofili o feticisti.

Ad oggi la priorità del sistema giudiziario e dei servizi socio-sanitari, che si occupano di stalking, è quella di aiutare e tutelare la vittima, tramite il riconoscimento legale dello stalking come reato da punire e mettere in atto interventi mirati per il trattamento della vittima. Lo stalker commette un reato ma considerare la pena e la cura come due interventi opposti è una falsa dicotomia (Mullen et al.2009). Quindi è utile cercare anche di capire la prospettiva degli autori dei comportamenti sanzionati, conoscere le loro motivazioni e la loro sofferenza al fine di facilitarne il cambiamento. Gli stalkers sono persone che devono essere aiutate a riflettere e a conoscere in maniera approfondita le dinamiche emotive che sottendono le loro condotte.

La motivazione al trattamento resta un aspetto critico che determina l’esito terapeutico. Sono necessarie perciò ulteriori ricerche, metodologicamente più rigorose, soprattutto in ambito europeo (Kamphuis, Emmelkamp,2000). Individuare trattamenti efficaci per gli stalkers è un obiettivo da raggiungere, grazie al quale anche le vittime potranno trarre beneficio.

La vittima di stalking

Le vittime di stalking possono essere sia donne che uomini, ma tramite una ricerca effettuata dall’Osservatorio Nazionale sullo stalking è emerso che l’80% delle vittime sono donne.

Solitamente queste vittime presentano sensazioni ed emozioni intense, che vanno da uno stato di allerta e di stress psicologico a vissuti intensi di preoccupazione, paura per la propria vita, rabbia e disgusto per il molestatore, colpa e vergogna per ciò che gli sta accadendo.

Da un punto di vista psicologico ed emozionale si nota che i sintomi più comuni sono: paura, ansia, rabbia, vergogna, reazioni depressive, disturbi del sonno, disperazione e comparsa di ideazione suicidaria; mentre sul piano della salute fisica si riscontrano invece disturbi dell’appetito, nausea, abuso di alcool ed insonnia.

Questi sintomi possono presentarsi come subclinici o transitori e quindi non obbligatoriamente svilupparsi come disturbo psichiatrico; ciò dipende dalla resilienza del soggetto e quindi dalla propria capacità di adattamento di fronte ad un evento traumatico.

Dallo stalking al cyberstalking

Negli ultimi anni l’evolversi delle tecnologie informatiche e della comunicazione hanno portato ad un innovativo modo di comunicazione nella vita quotidiana ma in un nuovo luogo: il cyberspazio.

Questa evoluzione però oltre che a benefici ha portato anche a maggiori rischi e pericoli. Tra questi c’è il cyberstalking, ovvero la “versione online” dello stalking, tramite l’utilizzo dei mezzi digitali di comunicazione.

In questo modo il cyberstalker ossessiona la vittima standosene “comodamente seduto” a casa o nel proprio luogo di lavoro, senza muoversi ed evitare di esporsi di più al rischio. Può farlo mettendo in atto pedinamenti virtuali tramite softwares di controllo o attraverso i social, tramite e-mail anonime e/o di messagistica istantanea (Whatsapp, Skype, Viber etc.), tramite telefonate assillanti o, ancora, usando il web per diffamarla.

Il cyberstalker non necessariamente conosce la vittima o ha una relazione virtuale con essa, a volte può pescare la vittima a caso e dare il via alla persecuzione.

L’ obiettivo è quello di provocare uno stato di paura nell’altro e godere della propria onnipotenza denigratoria. Il non “uscire” allo scoperto rafforza la propria sensazione di potere: la vittima non lo vede, ma lo sente e lo legge tramite parole minacciose e per tale motivo il cybestalker diventa più persecutorio.

Anche se tutto ciò avviene in un mondo virtuale il benessere psicologico della vittima viene compromesso ugualmente e può aumentare ancor di più la loro paura, in quanto non sa dove potrebbe essere il persecutore.

Questo fenomeno è in continua evoluzione ma nonostante ciò non esiste nel codice penale una definizione vera e propria di cyberstalking; infatti l’articolo 612 bis del codice penale non disciplina esplicitamente questo reato, pertanto si riconduce al reato di stalking.

In molti casi la Corte di Cassazione, infatti, ha ricondotto episodi di persecuzione e minacce tramite strumenti informativi al reato di stalking e lo stesso articolo prevede un aumento della pena se il fatto è commesso attraverso strumenti informatici o telematici.

Per questo motivo è di fondamentale importanza riconoscere l’impatto che questi tipi di reati possano avere sia nel breve che nel lungo termine; ma vista la difficoltà attuale nel farlo spesso si richiede un percorso di recupero della persona non solo lungo ma molto doloroso.

Cosa può essere importante per le vittime di stalking e cyberstalking?

È evidente che la sola sanzione penale non è sufficiente per poter garantire alla vittima una giusta precauzione, quindi è consigliabile che vi sia una collaborazione tra le forze dell’ordine e i centri di assistenza alle vittime in modo da poter garantire un adeguato supporto psicologico per poter affrontare al meglio il disagio vissuto durante le molestie e, attraverso un percorso guidato, ritrovare l’autostima e le sicurezze perse.

Un percorso molto efficace in questi casi è l’inserimento in un gruppo di auto-aiuto, dove i partecipanti possono ridurre i sentimenti di isolamento e ricercare un senso di reciproca conferma e comprensione, includendo anche il partner (se presente) e i familiari più importanti, i quali possono fornire informazioni che efficaci al fine di sviluppare strategie migliori e permettere alla persona di fronteggiare al meglio la situazione (Curci, 2003).

Dott.ssa Lara Scifo

 

Bibliografia

Curci, P., Galeazzi, G. M. & Secchi, C. (2003). La sindrome delle molestie assillanti (stalking), Torino: Bollati Boringhieri editore.

Fiammella, B. (2015). Atti persecutori online: dalla molestia e minaccia al <<cyber stalking>>. Altalex Editore.

Fiandaca, G., Musco, E. (2014). Diritto penale. Parte generale. Zanichelli Editore.

Hall, D.M.(1998)The victims of stalking. In: Meloy JR, ed. The Psychology of Stalking: Clinical and Forensic Perspectives. San Diego: Academic Press :113-137.

Harmon, R.B., Rosner, R., Owens, H.(1995). Obsessional harassment and eroto­mania: in a criminal court population, 40: 188-96­­.

Kamphuis J.H., Emmelkamp P.M.G., (2000), “Stalking – a contemporary challenge for forensic and

contemporary challenge”, British Journal of Psychiatry, 176, 206-209.

Mullen P.E., Pathé M., Purcell R.,(2009), “Stalkers and their victims”, Cambridge, University Press Oliverio Ferraris A., (1999), “Stalker, il persecutore”, Psicologia contemporanea, 164, 18-25.

Mullen, P.E., Pathé, M., Purcel, R., Stuart,G.W.(1999). Study of stalkers. Journal Psychiatry; 156: 1244-9.

Sitografia

https://www.stopstalkingitalia.it/stalking/osservatorio-nazionale-stalking/

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