Autoerotismo e differenze di genere

A cura di dott.ssa Greta Faberi, dottoressa in psicologia, dott. Jacopo Bruni, psicologo

Il 4 settembre ricorre la Giornata Internazionale del Benessere Sessuale, un costrutto, quello del benessere sessuale, che riceve una vera e propria definizione grazie all’OMS nel 2006: “Uno stato di benessere fisico, emotivo, mentale e sociale legato alla sessualità, non riducibile all’assenza di malattia, disfunzione o infermità. La salute sessuale richiede un approccio positivo e rispettoso alla sessualità e alle relazioni sessuali, così come la possibilità di avere esperienze sessuali piacevoli e sicure, libere da coercizioni, discriminazioni e violenza. Per far sì che la salute sessuale venga raggiunta e mantenuta, i diritti sessuali di ognuno devono essere rispettati, protetti e soddisfatti.” (Anderson, 2013).

Questo stato psicofisico, inoltre, comprende al suo interno elementi quali la soddisfazione sessuale, l’autostima sessuale ed il piacere sessuale indotto da sé stessi e dagli altri.

Questa definizione, nonché il riconoscimento effettivo del benessere sessuale da parte dell’OMS, si possono ritenere vittore e rivincite rispetto al secolo scorso, specialmente dagli anni ‘60 e ‘70, dove l’HIV ed altre malattie sessualmente trasmissibili creavano sempre più stigma nei confronti di una sessualità libera e fluida (Gruskin et al., 2019).

Un fenomeno che ancora oggi appare come un tabù è l’autoerotismo, in particolare quello femminile. La masturbazione è un fenomeno che appare, seppur con connotati non prettamente legati al piacere sessuale, sin dall’infanzia: quante volte capita che un* bambin* si tocchi le parti intime, anche solo per mera curiosità?

Nella ricerca scientifica persiste una carenza di informazioni sulla masturbazione, nonostante il fatto che essa venga perpetuata da secoli; sebbene sia una delle forme più comuni e frequenti di espressione sessuale, essa risulta l’atto meno compreso e riconosciuto nel panorama sessuale (Lidster et al, 1994).

Nel tempo si sono sviluppate diverse visioni, ad esempio il modello compensatorio fa riferimento alla masturbazione come una “sostituzione” del* partner; quello complementare ipotizza che la masturbazione aumenti l’attività sessuale di coppia piuttosto che sostituirla. In quest’ultima teorizzazione si ritiene che la masturbazione migliori o accompagni la vita sessuale degli adulti in coppia e possa anche essere praticata insieme al sesso in coppia.

Altri ancora hanno percepito la masturbazione come una fonte autonoma di appagamento sessuale in gran parte non correlata alla disponibilità o alla frequenza del sesso in coppia, una via completamente diversa attraverso la quale esplorare la propria sessualità o soddisfare i desideri sessuali (Regnerus et al., 2017).

Quando si giunge alla pubertà, nell’universo maschile si sdogana subito la masturbazione, così come guardare pornografia; il mondo autoerotico femminile, al contrario, è celato, quasi un mistero. Questo avviene perché negli uomini l’autocompiacimento viene visto non solo in un’ottica sessuale, ma anche come un bisogno fisiologico necessario, mentre nelle donne è qualcosa “in più”, che ha il solo scopo di ottenere un soddisfacimento sessuale. A questa visione si aggiunge il pensiero stereotipizzato secondo il quale la masturbazione femminile avverrebbe solamente durante periodi di “astinenza” sessuale, quasi per noia, o perché si senta la mancanza dell’atto sessuale, mentre per il sesso maschile è un fenomeno che ha luogo quotidianamente, fino a divenire “strano” che non ci si masturbi per più di qualche giorno (Pasolli).

La pornografia ha sicuramente influenzato le modalità di approccio all’autoerotismo nei generi, poiché spesso gli uomini nei video porno hanno il controllo sui/sulle partner, sono più dominanti e disinibiti, riflettendo queste caratteristiche anche nelle modalità di masturbazione. In riferimento al mondo pornografico, il gesto in sé viene talvolta rappresentato solamente tramite penetrazione vaginale, in modo aggressivo e a tratti doloroso e/o passivo per la donna. Questi fattori influiscono fortemente sulle credenze, per esempio, di adolescenti alla scoperta della propria intimità e sessualità (Kaestle, 2011).

Una maggiore conoscenza del proprio corpo, dei propri desideri, aspetti fisici, emotivi o intellettuali, migliora lo sviluppo di una sessualità positiva. L’erogazione dei servizi e i programmi di educazione alla sessualità rivolti a uomini, donne, giovani e adulti dovrebbero idealmente includere informazioni e istruzioni sui modi per migliorare la sessualità positiva e sana, tra cui la comunicazione sessuale, la comprensione fisiologica e la fiducia in sé stessi.

La masturbazione è un atto naturale e di conoscenza della propria intimità, che porta benessere alla mente e al corpo, alle persone di qualsiasi genere. Risulta necessario trasmettere informazioni realistiche e sensibili su questo argomento, tramite l’educazione sessuale nelle scuole per esempio, poiché solo una piena sapienza può eliminare uno stigma. 

Bibliografia

Anderson, R. Positive sexuality and its impact on overall well-being. Bundesgesundheitsbl. 56, 208–214 (2013). https://doi.org/10.1007/s00103-012-1607-z

Gruskin, S.; Yadav, V.; Castellanos-Usigli, A.; Khizanishvil, G.; & Kismödi, E. (2019) Sexual health, sexual rights and sexual pleasure: meaningfully engaging the perfect triangle, Sexual and Reproductive Health Matters, 27:1, 29-40, DOI: 10.1080/26410397.2019.1593787

Kaestle, C.E.; Allen, K.R. (2011). The role of masturbation in healthy sexual development: perceptions of young adults. Arch Sex Behav. 40(5):983-94.

Lidster, C.A.; Horsburgh M.E. (1994) Masturbation–beyond myth and taboo. Nurs Forum. 29(3):18-27.

Pasolli, A. Articolo del Centro Italiano di Sessuologia: https://www.cisonline.net/news/masturbazione-femminile-falsi-miti-e-tabu/

Regnerus, M.; Price, J.; Gordon, D. (2017). Masturbation and Partnered Sex: Substitutes or Complements? Arch Sex Behav. 46(7):2111-2121.

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