La violenza di genere: in genere, una violenza sociale

La violenza di genere come sfida sociale globale: un’analisi critica sul fenomeno come dilemma sociale e proposte di misure di prevenzione e mitigazione | A cura della Dott.ssa Marta Sechi

Abstract

Questo articolo esamina criticamente la violenza di genere come un problema globale pervasivo, spesso nascosto sotto la sofferenza delle sue vittime.  La violenza di genere non costituisce un problema individuale, ma un complesso “problema sociale” che ha un impatto sulla società quando viene trascurato e non riconosciuto. Nonostante i progressi della società, la violenza persiste e ricorda gli istinti primordiali che prevalgono sulla ragione. L’articolo riporta gli sforzi legislativi per proteggere le persone vulnerabili, concentrandosi sul “Codice Rosso” italiano e sulla sua evoluzione. Parallelamente, sottolinea l’importanza degli interventi preventivi ed esplora le prospettive criminologiche sulla violenza che colpisce prevalentemente le donne. Si  conclude con la proposta di obiettivi per la lotta alla violenza di genere, tra cui la trasformazione di atteggiamenti e stereotipi, iniziative di sensibilizzazione precoce, programmi territoriali e una maggiore collaborazione tra istituzioni e associazioni competenti.

La violenza di genere rimane spesso nascosta tra le sofferenze delle vittime, ma la sua capillare diffusione trascende le esperienze individuali e si presenta come un complesso dilemma sociale e come una sfida globale pervasiva. La persistenza del fenomeno, nonostante i progressi scientifici, tecnologici e dei diritti, allude a tendenze regressive simili a quelle delle civiltà primitive, dove l’istinto prevaleva sulla razionalità ed il silenzio della società legittima tacitamente la perpetrazione di questo antico fenomeno.

I progressi legislativi volti a salvaguardare per persone vulnerabili vedono la Convenzione di Istanbul del 2011 come l’antesignano nel riconoscimento della violenza di genere come una violazione dei diritti umani e, nell’ordinamento italiano, raggiungono la loro efficacia applicativa con l’introduzione della normativa oggi nota come Codice Rosso.

I percorsi evolutivi, che hanno condotto alla nascita del Codice Rosso, vedono il DL 93 del 2013 e poi la legge 119 del 2013 (la legge sul femminicidio) come i principali interventi sul codice penale e sul codice di procedura penale, finalizzati ad arricchirlo ed ampliarlo in termini di misure a tutela delle vittime di violenza domestica. Il DL 93 del 2013 ha introdotto il concetto di relazione affettiva per cui la condotta di reato assume rilievo a prescindere dallo stato di convivenza o dal vincolo matrimoniale, presente o passato, e inserisce diverse aggravanti per gli autori di reato, quali violenza e danno contro o in presenza di minori o se la donna è in stato di gravidanza, atti persecutori, violenza sessuale contro familiari, nonché misure a tutela delle vittime come l’allontanamento dell’autore dalla casa familiare, il patrocinio gratuito per le vittime e l’obbligo di fornire alle vittime informazioni sui centri antiviolenza. Il 9/08/2019, entra in vigore in Italia il Codice Rosso, con il quale non solo vengono istituite delle corsie prioritarie e accelerate per i casi di violenza contro le donne che prevedono un’attivazione immediata di polizia giudiziaria e PM, ma vengono introdotti nuovi reati, tra cui la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, la costrizione o induzione al matrimonio, la deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso, e la diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti (revenge porn). Sono state inoltre previste aggravanti specifiche per reati commessi all’interno di relazioni affettive e l’inasprimento delle pene per i delitti di violenza sessuale e maltrattamenti contro familiari e conviventi.

Sebbene le misure punitive siano essenziali, affidarsi esclusivamente all’inasprimento delle pene produce solo un parziale effetto deflattivo sui crimini commessi. Al contrario, in assenza di interventi preventivi efficaci il senso della punibilità del fatto non vede diminuire come si attenderebbe il numero dei casi di violenza.

Dati

Secondo il report pubblicato dal Ministero dell’Interno l’8/03/2023, le donne uccise sono state 125, in aumento rispetto alle 112 del 2019. Nell’ambito familiare/affettivo, nel 2022 il 74% delle vittime è costituito da donne (103 casi su 140), e tra coloro uccisi dal partner o ex partner, il 91% è rappresentato da donne (61 su 67), mentre solo il 9% da uomini.

Nel report sono inclusi anche dati sui cosiddetti reati spia, legati alla violenza di genere. Nel 2022, per gli atti persecutori (art. 612-bis c.p.), il 74% delle vittime è composto da donne, delle quali il 96% è maggiorenne e l’88% di nazionalità italiana. Nel delitto di maltrattamenti contro familiari e conviventi (art. 572 c.p.), le vittime di genere femminile sono l’81%, di cui il 93% è maggiorenne e il 76% di nazionalità italiana. Per i reati di violenza sessuale, le vittime donne costituiscono il 91%, di cui il 71% è maggiorenne e il 79% di nazionalità italiana.

Infine, riguardo ai reati introdotti dal cosiddetto “Codice Rosso” (legge 19 luglio 2019, n. 69), l’incidenza delle vittime di genere femminile è variata dal 65% al 96% tra il 2019 e il 2022.

Alla luce dei dati riportati, diviene chiaro come la violenza, anche se definita “di genere”, è perpetrata nella stragrande maggioranza verso le donne: la componente di genere rappresenta il fattore di vulnerabilità principale per le donne nell’esposizione ad episodi di violenza fisica e psicologica.

Interventi

Pertanto, un vero progresso contro la violenza di genere richiede un cambiamento di paradigma negli atteggiamenti della società. In questo senso, la vera uguaglianza di genere consisterebbe nell’abbracciare la diversità come arricchimento piuttosto che come discriminazione.

In tal senso, per combattere efficacemente la violenza di genere, si ritiene fondamentale l’impiego di un  approccio multiforme che comprende:

– Trasformare gli atteggiamenti e i ruoli di genere per contrastare le opinioni maschiliste prevalenti.

– Sensibilizzazione fin dalla più tenera età, per creare futuri uomini e donne che si rispettino l’un l’altro.

– Organizzare programmi territoriali per iniziative culturali, educative e formative accessibili a tutti i cittadini.

– Creare una solida rete tra istituzioni, forze dell’ordine e associazioni per sostenere le vittime e promuovere gli sforzi di prevenzione.

Questa forma di violenza mina la sicurezza, l’autonomia e il benessere delle donne, generando un clima di paura e insicurezza. La sua diffusione e tolleranza contribuiscono a mantenere un ambiente sociale disfunzionale e aggravano la marginalizzazione delle donne. Per affrontare efficacemente questo problema è essenziale promuovere l’educazione di genere, rafforzare le leggi contro la violenza e garantire un sostegno adeguato alle vittime. Solo attraverso una lotta congiunta e un cambiamento culturale profondo possiamo sperare di porre fine a questo fenomeno devastante e creare una società più giusta e inclusiva per tutti e tutte!

Riferimenti bibliografici

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